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lunedì 6 ottobre 2014

POLVERE (Racconto)

POLVERE
di Mario Stilli

L'ultima fila di oggetti era evidentemente non uniforme e di altezza inferiore alle altre due corrispondenti nei due scaffali superiori. Ciò evidentemente stonava! Giuliano aveva accuratamente e minuziosamente scelto i contenitori per ordinare i suoi oggetti. Si era recato appositamente in un negozio che ne aveva di tutti i tipi e misure. “Vorrei una serie di scatole in plastica delle dimensioni di centimetri quindici per venticinque (circa)”, aveva detto alla commessa che lo ascoltava attentamente, “per una profondità di tre centimetri”. Avendo fortunatamente trovato le suddette delle caratteristiche adeguate, Giuliano si bloccò decisamente sulla scelta
del colore. Chiaramente i contenitori gli piacevano, corrispondevano alle sue necessità. Erano infatti a libro, gli angoli squadrati (non gli piacevano le forme smussate e gli stondamenti delle linee), e una bella chiusura a scatto. La commessa, mostrandogliele sul banco del negozio, dopo averne estratte tre, tutte di colore nero, da uno scatolone su uno scaffale, improvvisamente ne tirò fuori, da un altro che lei stessa provvide a sballare, numerose altre: tutte di colore diverso! Giuliano entrò in crisi. Era tanto contento per aver trovato ciò che desiderava, quanto contrariato dal fatto che ci fosse , per i suddetti contenitori, una così vasta varietà di colori! In fondo sarebbe stato così semplice...se gli oggetti fossero stati tutti dello stesso colore non ci sarebbe stato il problema di cercare di capire se, nel suo scaffale, essi si sarebbero presentati meglio in una uniformità cromatica, oppure con tutte quelle varietà. “Mi scusi signora”, riprese il ragazzo, “ma sto cercando di pensare se prenderli tutti dello stesso colore (nero), oppure in varie tinte”. La donna cominciava a guardarlo incuriosita. “Sto cercando di immaginarmi visivamente l'effetto che farebbero sullo scaffale di camera mia questi oggetti, rispettivamente tutti in nero oppure con tanti colori...forse due soli colori andrebbero bene. Ma no, molti colori costituiscono segno di fantasia della personalità, però tutti in nero farebbero una bella uniformità e col fatto che essi sono tutti delle stesse dimensioni, l'effetto estetico sarebbe certamente migliore”. La signora cominciò effettivamente a guardarlo un po' male, tanto più che altre tre persone erano entrate nel frattempo nel negozio e stavano aspettando il loro turno. “Dunque giovanotto?” incalzava la donna. Giuliano indugiava; aveva cominciato una serie di confronti, ponendo sul banco prime i tre contenitori neri, poi alcuni di vari colori, quindi alternava le soluzioni accostando l'una accanto all'altra coppie di colori , nero e colore oppure tutto un colore ma diverso dal nero. La signora intanto si era rivolta agli altri clienti, dando ogni tanto al ragazzo un'occhiata significativa; lui intanto continuava nelle sue acrobazie cromatiche. Quel gioco decise di continuarlo a casa. “Non riuscirò mai a decidere in questo luogo, con questa donna che mi osserva e mi sollecita; tutto ciò deconcentra le mie scelte”. Dopo mezz'ora circa che giuliano si trovava nel negozio, uscì: aveva due grosse borse, una per mano, contenenti l'una tredici contenitori di colore nero più, nell'altra, sette degli stessi nei più svariati colori ,esclusi quelli incerti come ad esempio l'azzurrino chiaro e il rosa pallido, che non gli piacevano. “Finalmente posso disporre le mia cose con calma”, pensò entrando nella sua stanza. Cominciò subito il suo studio di composizione: metteva gli oggetti nelle più svariate posizioni, scegliendo accuratamente gli accostamenti ma, dopo poco, si accorse che avrebbe fatto meglio a prendere oggetti tutti neri; tutti quei colori lo infastidivano; inoltre, una volta unito, l'insieme presentava una compattezza molto maggiore purchè in un bel nero totale.Oltre a ciò, ben sette contenitori erano, seppur di poco, di altezza leggermente inferiore degli altri e questo, appunto, stonava decisamente con l'estetica dell'insieme! Per fortuna essi erano quattro verdi e tre rossi e ciò significava per lui che, evidentemente, proprio quelli diversi dal nero erano più soggetti ad avere dei difetti di fabbricazione. “Ragione di più per cambiarli subito!”.Decise di muoversi immediatamente. “Non vorrei essere nei panni di tua madre” gli disse la commessa del negozio dove, senza esitazioni, era ritornato per la sostituzione. Giuliano scosse le spalle, prese le sue sette scatole nere e se ne andò senza salutare. “Finalmente sono soddisfatto” disse fra sé, ammirando il suo patrimonio ben ordinato “Non mi importa se mi dicono che sono un fissato, è solo che tengo alle mie cose e quindi curo molto la scelta, la disposizione e la manutenzione delle stesse”.”Adesso però ci vorrebbe qualcosa per classificare il tutto, rendendolo più razionale e facilmente accessibile”. Estrasse da un cassetto alcune etichette che recavano stampati numeri e lettere dell'alfabeto. “Sì, è proprio una buona idea; numerando i contenitori potrei poi, annotando su un quaderno tutti i contenuti corrispondenti ai vari numeri, avere un archivio molto preciso e pratico”. Cominciò a studiare la migliore posizione per ogni etichetta e cioè in alto, al centro o nella parte bassa delle scatole. Non fu una cosa breve perchè, per osservare visivamente l'effetto del numero sulla costola, doveva posizionare lo stesso sul contenitore, quindi allontanarsi un po' ed  esaminare il risultato estetico. “Metterò nove etichette, tre per ogni posizione prescelta, avendo così la possibilità di un confronto diretto”. Decise per la posizione centrale. “Solo che adesso mi ci vuole un po' di tempo per distaccare le tre etichette poste in alto dei contenitori, e le tre in basso. Inoltre le suddette sei, togliendole, si sgualciranno e quindi andranno sostituite”. “Ora che guardo bene, anche una delle tre che sono definitivamente a posto mi sembra storta...no, forse è l'effetto della luce, oppure non la sto guardando con la linea degli occhi proprio parallela al pavimento...bah, tutte sciocchezze, mi sto fissando su delle cose assurde; in fondo anche se è un po' storta non fa alcuna differenza e poi, per notare il fatto, bisogna proprio farci caso, posando gli occhi su quella scatola che, mimetizzandosi tra tutte le altre, nasconde bene la sua imperfezione”. Un minuto dopo sostituiva l'etichetta storta, grattandola con l'unghia e ripulendo il punto del distacco con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool, perchè un po' della colla era rimasta attaccata alla superficie. “Dunque, proseguiamo con la classificazione, sento che mi stanno venendo delle idee molto originali. Se potessi, invece che un solo numero, mettere anche una lettera, questa consentirebbe una migliore identificazione con maggiori caratteristiche. Oppure addirittura due lettere e un numero. Procediamo con logica”. Se mettessi diversi segni di caratteristiche dei contenitori, essi sarebbero molto meglio catalogabili ed inoltre, già da soli fornirebbero, osservandone le etichette sulle costole, diverse informazioni senza consultare l'archivio che devo compilare. Anch'esso, l'archivio, devo stilarlo con molta minuziosità”. “Anzi, comincio subito, mi metto all'opera prima che tutte queste idee fantastiche si dileguino. Amo molto la precisione, ma soprattutto mi piace collezionare gli oggetti, osservarli e sentirli miei; in fondo sono conquiste mie e poi non è da tutti crearsi un così bel patrimonio di cose belle”. Prese un quaderno dalle grandi pagine quadrettate e cominciò, con righello, goniometro e pennarelli di vari colori, a tracciare sulla carta vari settori che avrebbero dovuto costituire le varie sezioni di informazione su di un oggetto. “Un momento” sobbalzò. Ad un tratto si ricordò di avere in fondo a un cassetto una specie di archiviatore a schede mobili. “Molto più bello, certo, a schede mobili mi piace molto di più. E poi l'archiviatore a schede ha un bel contenitore metallico”, pensò, mentre rigirava tra le mani il nuovo tesoro che aveva appena ritrovato. “Per fortuna me ne sono ricordato in tempo, altrimenti avrei compilato tutto il quaderno e poi sarei stato costretto a gettarlo, vista la maggiore validità di questa nuova idea”. Quattro ore più tardi l'archivio era pronto. I suoi venti contenitori erano là, sul suo scaffale, belli, ordinati e catologati. Sulla costola di ognuno c'erano quattro etichette, tre delle quali, adiacenti l'una all'altra, recavano stampate due lettere e un numero; una quarta etichetta stava sotto alle tre suddette. Questa però era bianca e pronta per annotazioni a penna. Il tutto trovava riscontro nell'archivio a schede che era stato accuratamente numerato e diviso in settori con linee di colore rosso. La prima lettera avrebbe indicato il genere dell'oggetto; il numero successivo l'ordine progressivo di catalogazione e la terza lettera lo stato di conservazione dello stesso. L'etichetta bianca sarebbe servita per annotare la data d'acquisto che sarebbe stata naturalmente riportata anche nella scheda corrispondente, insieme ovviamente a tutte le informazioni e caratteristiche necessarie ed importanti che riguardavano l'oggetto. Giuliano pareva soddisfatto. “E' stato un lavoro un po' lungo ma ne valeva la pena”. Il suo scaffale era lì, nell'angolo; i contenitori neri al loro posto, ordinati e catalogati. Giuliano si sedette, allungò le gambe sotto alla scrivania. Osservò che, nonostante pulisse tutte le sue cose personalmente e con costante frequenza, una notevole polvere si era depositata su di esse. Lo notò in particolare, e con dispiacere, sulla sua raccolta di conchiglie; su quella dei libri, che ancora non si era deciso a leggere; su quella dei dischi dei quali, seppur numerosi, aveva ascoltato solo qualcosa e distrattamente. Inoltre le tre raccolte di francobolli parevano avere le copertine un po' ingiallite; il grosso vaso pieno di monete da cinquecento lire presentava al suo interno dello sporco e le dodici raccolte di figurine che aveva completato quand'era piccolo si presentavano proprio consunte; si sa, da bambini non si possiede una grande precisione e cura per le cose. Quanto poi alle altre cose che Giuliano aveva accumulato e collezionato in molti anni e con molta cura, esse non correvano alcun pericolo di consumarsi o impolverarsi, in quanto giacevano tutte, accuratamente incartate o inscatolate, dentro agli innumerevoli cassetti della libreria, tutte con la loro bella etichetta indicante il contenuto. “Però è veramente bello il mio scaffale, ho fatto molto bene a prendere i contenitori tutti neri; inoltre, acquistando pochi altri di essi, riuscirò a completare tutti i ripiani del mobile”.”Poi sono così belli ed uniformi nel loro ordine e nella loro successione. Sì, domani acquisterò quelli mancanti per completare la raccolta. Chissà, forse troverò anche qualche oggetto bello da collezionare, che potrò conservare con cura dentro alle mie belle scatole di plastica nera.


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