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lunedì 6 ottobre 2014

LA DONNA DEL TRENO (Racconto)

LA DONNA DEL TRENO
di Mario Stilli

Il travalicare certe convenzioni dialettiche, che indubbiamente esistono nei rapporti tra le persone, può produrre, talvolta, effetti piacevoli. Dipende tutto dal tipo di individuo e dal modo (piacevolmente fine e gentile) con cui vengono riversati certi pensieri sull’oggetto verso il quale essi sono rivolti. Alter la vide. Una mattina come tante (guarda caso). La donna, alta, slanciata, capelli tra il rosso ed il castano, indossava una lunga gonna nera. La camicetta, sempre dello stesso colore, era cinta, in basso, da una sorta di fascia elastica
che le stringeva la vita piuttosto sottile. Tale accessorio produceva l’effetto di mettere in piena evidenza i fianchi ed il bacino della ragazza. Ora, non so come, Alter, che solitamente era un tipo piuttosto riservato, volle sedersi, prendendo posto sul treno, proprio davanti alla donna. Sul momento il problema (o forse il vantaggio del ragazzo) fu che appunto, come dicevo all’inizio, si dimenticò di tutte le regole e proruppe con un tranquillo e lontano da ogni dubbio: “Le curve dei tuoi fianchi mi hanno riconciliato con la vita. La gonna, dal tessuto sottile, lascia intuire la forma delle tue natiche”. La ragazza si arrabbiò subito, ma non platealmente o con male parole; solo che Alter si trovò addosso due occhiacci irati e risentiti. La reazione non tardò a venire. Il giovane con molta calma replicò: “Eppure sembri una ragazza sensibile; sapresti spiegarmi il motivo per cui io dovrei tralasciare di esporre, sinceramente, quello che questa situazione produce emozionalmente in me? Avresti preferito che io esordissi con qualcosa riguardante il tempo atmosferico o l’accensione di una sigaretta?” La ragazza taceva.“Non credi che occorrerebbe dare la priorità agli istinti e dimenticare le convenzioni, una volta tanto? L’attrazione sessuale fine a se stessa è una cosa concettualmente condannabile in partenza? Penso di no. Penso che se tutti riuscissero a far uscire spontaneamente ciò che sentono di prima emotività, i rapporti umani sarebbero molto più sinceri. Io sono contento di come mi sono espresso“.La donna che, pur arrabbiata, aveva ascoltato fino a quel momento, improvvisamente cambiò l’espressione del viso. Il ragazzo tacque. Poi lei sembrò pensare ad altro, osservando la campagna che in quel momento il treno stava attraversando.“Pensandoci bene non hai tutti i torti…”.Alter sorrise soddisfatto. “In fondo è giusto; piuttosto che ricorrere a stupidi sotterfugi… è giusto, dicevo, essere sinceri. Ho compreso quello che volevi dire e penso proprio che tu abbia ragione. E poi devo dirti che trovo spesso gente, uomini, che mi parlano del tempo, o ché si sono sempre dimenticati a casa i fiammiferi…”. I due proruppero in una risata.Alter, che per un attimo aveva temuto il peggio, si rincuorò e pensò che la sincerità avrebbe potuto essere la chiave di soluzione di tanti problemi. Durante il resto del viaggio i due parlarono ancora ed anche di cose neanche poi troppo impegnative (ma non del tempo atmosferico!); lo stupefacente della faccenda fu che i due dialogarono tra loro come se si fossero sempre conosciuti e Alter si stupì dentro di se del fatto che instaurare un colloquio con una persona sconosciuta fosse veramente facile, quando quest’ultimo non è viziato in partenza dalla falsità nel mostrare se stessi, o dal presentarsi con la maschera della banalità.Giunsero in prossimità della stazione d’arrivo (che era la stessa per entrambi). Lei gli disse che ci sarebbe stato ad attenderla il marito; al che Alter voleva salutarla subito, prima che scendessero dalla vettura. La ragazza disse che non era necessario ma il giovane insistette per rimanere nei suoi propositi. Per un attimo, avviandosi nel corridoio verso l’uscita, Alter involontariamente sfiorò con la mano una di quelle meravigliose rotondità sotto alla sottile stoffa nera, ed ebbe un sussulto, di cui la donna non si avvide. Scesero dal treno come se non si conoscessero. Lei era effettivamente attesa. Talvolta, casualmente Alter e la rossa si incontrano sul treno della sera. Alter non riesce a capire bene se lei, quando lo vede, sorrida per simpatia, oppure se la sua visione provochi proprio una sottile ilarità in quella donna. A volte, quando la ragazza è sola, Alter scambia qualche frase con lei; ma il rapporto non si è mai ampliato più di così, perché, parlando, il ragazzo ha intuito il limite fino al quale la sua immagine e la sua personalità sarebbero state benvolute da quella statua dai fianchi meravigliosi.La rossa è spesso in compagnia. Uomini, donne, forse colleghi di lavoro; ad Alter non interessa. Quando lui, percorrendo le carrozze, intravede la figura dai lunghi capelli in compagnia di altri, velocemente estrae una sigaretta dal pacchetto e punta deciso su di lei; le, si avvicina col viso, trascurando ogni altro, e con un sorriso le chiede: “Scusi, ha da accendere?”. La rossa, anche se distratta o volta in altra direzione, riconosce la voce e subito fornisce il fuoco, sorridendogli. Gli altri la guardano, chiedendosi chi sia lo strano giovane che si è appena fermato. Alter se ne va con la sigaretta accesa tra le labbra, ed un sorriso nella mente.“Grazie”, le dice, guardandola intensamente negli occhi scuri. La fiamma dell’intesa emotiva si riaccende fulminea in quell’istante.“Un simpatico ragazzo, un amico, anche se lo conosco appena”, spiega agli altri un po’ stupiti, mentre pensa alla curva dei propri fianchi dolcemente coperta dalla lieve stoffa nera.

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